Descrizione
URCA ! Cantautrici e Cantautori
URCA! E’ un progetto collettivo che vede protagonisti 12 artisti della scena musicale napoletana impegnati nella sfida sincera e appassionata di unire note, suoni, menti e cuori in una raccolta di canzoni originali. Una ricerca e allo stesso tempo una sorta di riconoscimento tra artisti e amici che ritrovano insieme finalmente uno spazio e un luogo dove “musica e parole fanno da padrone” e dove l’incontro tra creatività e percorsi diversi diventa file rouge di un’avventura musicale “poeticamente differente” e al tempo stesso un viaggio tutto da inventare.
Andreasbanda (di Andrea Campese), Gabriella Pascale, Giovanna Panza, Gabriella Rinaldi, Massimo Mollo, Peppesmith (Ciro Mattei), Ugo Gangheri, Antonella Monetti, Antonio Del Gaudio, Myriam Lattanzio e Marco Francini sono gli undici artisti che hanno impreziosito questo disco e a cui hanno voluto aggiungere il brano “Al sud del sud dei santi” del cantautore Michele Contegno, scomparso nel 2011.
Il CD è pubblicato dalla Polosud Records di Napoli – di Ninni Pascale – storica etichetta napoletana che accoglie sotto la sua ala l’intero progetto consolidandone l’impianto e la vocazione artistica.
Il sottotitolo di URCA! – “Cantautrici e Cantautori” – riflette la natura autorale dei protagonisti e l’intenzione di un progetto che vede finalmente la luce dopo ben 2 anni di gestazione. Un messaggio in controtendenza che lascia affiorare mondi, voci, colori, anime e temperamenti diversi e attraverso la musica disegna un‘orizzonte oltre il tempo difficile di questa pandemia; un segno di speranza e un nuovo margine di manovra per la fantasia e il sogno.
Dei dodici i brani inediti di questo album, gran parte sono stati registrati negli spazi dello studio Kammermuzak di Carlo di Gennaro con la guida e la produzione artistica e amorevole di Michele Signore; mentre Mario Formisano in arte 4Mix produce il brano di Giovanna Panza. Ninni Pascale, nel suo studio di registrazione “Il PARCO”, firma con Ettore Sciarra la produzione di “Vorrei” di Gabriella Pascale e de “La città che grida” di Ciro Mattei, oltre naturalmente a pubblicare il cd, anche in veste di editore con Polosud. Il mastering è di Max Carola, che al Maxsound Vibe Studio, ha invece registrato e coprodotto “LUPE” di Gabriella Rinaldi.
“Un CD di dodici ‘veterani’ cantautori napoletani. – spiega il musicologo e critico musicale Gianni Cesarini, che ha firmato il booklet del disco – Viviamo “mala tempora” a tutti i livelli, il degrado culturale è lampante, il panorama desolante, muzak a gogo, musica spazzatura nell’epoca del mercantilismo esacerbato, nell’epoca della post-verità, della mortificazione della bellezza. E qui abbiamo dodici artisti veri, non dediti al mercimonio, che offrono un variegato florilegio. Dodici diversi stili riflessi da dodici diverse anime, in un percorso che mostra come Napoli attraverso la storia di pentagrammi assolutamente ineguagliabili sia stata, ed ancora è, una realtà musicale e culturale che ci onora e vanta. Dodici cantautori che si esprimono in parte in lingua napoletana e nell’altra in lingua italiana. (…) I contenuti dei testi eludono luoghi comuni e banalità per dirci cose che contano, che importano, che scuotono la coscienza, testi che a volte sono puri lampi di genio, altre, frammenti poetici”.
Di seguito la prefazione sul booklet di Gianni Cesarini:
Giunsi nella seconda metà degli anni Settanta all’attività di musicologo con la ferma decisione d’abbracciare tutti i generi musicali e distinguermi come critico incorruttibile (mai chiesto soldi o favori ai musicisti, rifiutato anche gli inviti a cena). Non mi si permise di agire a 360 gradi e la musica napoletana di quel tempo non potetti seguirla, impegnato prevalentemente sul fronte della musica mal definita “classica”. Per cui, non ebbi tempo per seguire il Neapolitan Power, la Vesuwave il grande fenomeno del rock napoletano come pure la canzone d’autore napoletana. Così per i troppi conflitti e limitazioni un giorno decisi di lasciare il giornalismo ed emigrare e cambiare attività pur mantenendo vivo il mio amore per le musiche. Da qualche anno con mia sorpresa e gioia, vari musicisti napoletani mi inviano dischi e spesso ho scritto recensioni per il mio blog. Alla richiesta di scrivere la prefazione all’interno del booklet di un CD di dodici “veterani” cantautori napoletani, che non comprende quelli che hanno raggiunto la grande celebrità come Pino Daniele, Eduardo Bennato o Enzo Avitabile, ho risposto con entusiasmo, anche e soprattutto per arricchire la mia conoscenza in questo campo. Viviamo “mala tempora” a tutti i livelli, il degrado culturale è lampante, il panorama desolante, muzak a gogo, musica spazzatura nell’epoca del mercantilismo esacerbato, nell’epoca della post-verità, della mortificazione della bellezza. E qui abbiamo dodici artisti veri, non dediti al mercimonio, che offrono un variegato florilegio. Dodici diversi stili riflessi da dodici diverse anime, in un percorso che mostra come Napoli attraverso la storia di pentagrammi assolutamente ineguagliabili sia stata ed ancora è, una realtà musicale e culturale che ci onora e vanta. Dodici cantautori che si esprimono in parte in lingua napoletana e nell’altra in lingua italiana. Dodici diversi stili musicali dei quali non ci preme molto individuare ascendenze, citazioni, grado di contaminazione con generi di altre culture e Paesi. Ciò che importa sono i contenuti dei testi che eludono luoghi comuni e banalità per dirci cose che contano, che importano, che scuotono la coscienza, testi a volte con lampi di genio o frammenti poetici. Musiche che vanno ben oltre il “mi piace” o “non mi piace” perché intessute del sentire più autentico, che è sempre quello generato dall’emisfero meno contaminato dal raziocinio : quello dell’anima.
Apre la compilation “Uno si sveglia” di AndreasBanda con una canzone di atmosfera postpunk. “Uno si sveglia e non c’è niente fare… uno si sveglia e sega le catene.. uno si sveglia e splende.” Un invito a non arrendersi all’apatia o di fronte alle difficoltà dei tragici tempi che stiamo vivendo. Fare luce sull’oscurità. La melodia è costruita in modo che la frase “Uno si sveglia” sia ogni volta sorretta da note ed atmosfere diverse per mantenere alta l’attenzione di chi ascolta, sospenderlo… Un buon inizio. Voce storica dei Walhalla dei meravigliosi anni Ottanta, Gabriella Pascale cantando “Vorrei”, in italiano, con musica latineggiante, ci riporta con maestria e grande ricchezza espressiva alla struggente bellezza della Napoli del post-guerra: “Di Napoli com’era e non è più/ Echi troppo vicini della guerra/ Dolente la tua bellezza cade giù.” L’unico dei dodici artisti che non è più tra noi e Michele Contegno, di cui poco si sa. La sua “A Sud del Sud dei santi” è un piccolo scrigno che rivela grande cultura, visione profonda e acuta della realtà, amore per Brassens, fraseggio e tono vocale che ricordano Guccini. Una canzone da ascrivere per messaggio e scrittura poetica ed intensità interpretativa tra i capolavori della canzone d’autore italiana. Giovanna Panza, voce sensuale, musicalità schiettamente mediterranea, autrice con un suo non banale mondo espressivo che ruota intorno al tema dell’amore. Il suo CD “Amarangre” pubblicato nel dicembre 2012 meritava maggiore attenzione. “Addore ‘e primavera” arricchisce questo album con un tocco squisitamente leggero, opportuno in un momento storico oscuro, drammatico. Massimo Mollo della sua “Pezza Rossa” racconta che è “nata” dall’amicizia con uno dei più grandi poeti del 900: Izet Saraijlic, considerato il più grande poeta balcanico. “Una sera di anni fa, dopo un paio di bottiglie di grappa bevute insieme, decidemmo di fare il nuovo governo socialista mondiale in cui io ero ministro della cultura e lui chiaramente presidente, ma poi ripiegammo sull’essere sindaci comunisti di Napoli di Salerno….la canzone non è altro che un bilancio di un artista, comunista, napoletano.” Posso dire di condividere pienamente la sua visione politica e difenderla nonostante si sia rivelata perdente nella nostra povera Italia. E d’apprezzare al sommo grado ciò che ci dice, sul raffinato arrangiamento musicale della figlia Martina. Gabriella Rinaldi, artista di vasta e variegata storia, in “Lupe” ci offre un saggio della sua maestria vocale e rara abilità nell’intrecciare parole evocatrici di sogni, passione, dolore… ammantate di musica che avvince con la sua ricchezza d’atmosfere in un viaggio sonoro che sembra avere la sua genesi nel mondo ispanico. Ciro Mattei, artista colto, di una creatività sommamente originale, sorprende “La città che grida” per la coinvolgente complessa musicalità di salde radici mediterranee che danno vita a un mondo sonoro rievocante tra l’altro il cosmopolita gypsy punk dei Gogol Bordello. Più raffinato del vulcanico e irriverente ucraino Eugene Hütz, Mattei propone una canzone dalla musica trascinante e sottilmente ironica a ricco sostegno di parole dettate da una visione acuta del dramma di una società tragicamente in declino, in cammino verso il nulla. Anima pura, creatore di sonorità intense che inglobano molteplici stili fusi con rara maestria, Ugo Gangheri in “Adduormame” sogna l’utopia di un mondo più giusto che vede annegare l’ignoranza con parole evocative non prive di guizzi poetici e sorrette da una melodia che tocca il cuore, melodia di matrice fortemente napoletana, di una Napoli cosmopolita. “La strada dentro te”, opera di Antonella Monetti, artista di solida preparazione musicale e teatrale; è un canto d’amore di straordinaria intensità, non l’amore cieco che spesso porta a roventi delusioni bensì l’amore basato sulla comprensione profonda dell’altro. Testo creato con intelligenza, musica pertinente che avvince, voce luminosa che affascina per la finezza del fraseggio, la dinamica calibrata senza eccessi. Antonio del Gaudio sorprende con una insolita bella e tristemente ironica ballata “Prima di morire” che come lui stesso afferma: “Con introduzione ispirata ai minuetti barocchi, si allaccia al filone espressionista dove la metrica del testo non viene quasi mai rispettata per pungolare una melodia liricamente efficace ma che viene volutamente mortificata dalla asincronia del cantato. Inno al suicidio per amore ma con il monito di salvare la dignità e l’integrità del dolore che si cova nel petto per l’abbandono”. Miyriam Lattanzio si distinse nella seconda metà degli anni Ottanta come interprete di canzoni classiche napoletane per poi intraprendere il cammino di autrice capace di dare accenti nuovi alla gloriosa tradizione, base della sua genuina musicalità, creando melodie e testi che non lasciano indifferenti, grazie anche a una voce dal timbro argenteo capace d’ inflessioni strumentali, ricchezza di accenti e colori, e di un vibrato sempre funzionale ad un’espressività raffinata. Chiude in bellezza Marco Francini: con “Proteggi la terra mia” ha creato una ballata popolareggiante, un vero inno al suo Sud con rimembranze del suo amato Domenico Modugno cantando anche in siciliano con la fine creatività che lo distingue.
Gianni Cesarini. Lanzarote 25 ottobre 2020