Descrizione
Due parole di Daniele
In questo cd troverete cose registrate e composte nell’arco di un bel po’ di tempo. Dalle registrazioni analogiche de «Il Caricatore» e «La vita è una sola» alle registrazioni digitali de «Il resto di niente». A parte le considerazioni sul progresso o regresso compositivo, riascoltare i masters mi ha dato modo di rimpiangere l’era del nastro e del missaggio analogico. Sentire per credere…
Due parole sul materiale che vi propongo:
«Il caricatore» era un bel film girato in bianco e nero da tre registi, Nunziata – Gaudioso – Cappuccio, le cui musiche furono registrate ed eseguite in diretta contemporaneamante alla proiezione delle immagini. Una cosa un po’ all’antica che però garantisce una partecipazione dei musicisti alle emozioni del girato. Tutto questo si paga con delle esecuzioni spesso un po «arrunzate» e «sporche». Cose alle quali però uno s’affeziona…
De «Il caricatore» vi fu un seguito dal titolo «La vita è una sola». I tre registi (e non vi sto a raccontare che delirio è lavorare con tre registi contemporaneamente, il più delle volte in rotta di collisione tra di loro…) mi chiesero di registrare una parte dell‘ouverture de «La forza del destino» di Giuseppe Verdi e, studiando la partitura, decisi di usare per l’intera colonna sonora parti e spezzoni, piccoli frammenti ritmici dell’opera verdiana. Ne è uscita fuori una specie di variazioni sul tema, con versioni dub o alla Santo & Jhonny, per non parlare del finale alla Albertone. Per inciso, tutta l’opera fa continuo uso dell’incipit tipico dello «sturm und drang» di germanica memoria, ovvero tre note corte seguita da una lunga. Il celeberrimo ta-ta-ta-taaaaa della quinta di Beethoven ad esempio, o tanti temi sinfonici di babbo Haydn. Ai tre eroici registi la versione di chiusura de «La vita è una sola», personale omaggio ad Albertone e Piero Piccioni, non piacque tanto, essendo che si cominciarono a prendere un po troppo sul serio, e nel film non fu inserita. Io ve la piazzo comunque nel cd e la intitolo «Tre registi per fare un film?» per puro spirito di vendetta, eh eh.
«Il resto di niente» è un libro di Enzo Striano che Antonietta De Lillo ha trasportato in pellicola. Al momento in cui scrivo non si sa se il film sarà terminato oppure no. Uno dei tanti naufragi. La storia è ambientata nella Napoli della rivoluzione del ’99 ed è un ritratto di Eleonora Pimentel Fonseca. Ho usato molte musiche coeve tra cui ho scelto due brani tratti dalle sonate per clavicembalo di Cimarosa e un Fandango dalla scena del ballo de «Le nozze di Figaro» Mozartiane. Il fandango è una danza popolare spagnola che ebbe una enorme diffusione nel settecento. L’origine popolare dei temi è testimoniata dal fatto che lo stesso fandango de «Le nozze» lo ritrovate con pochissime varianti nel balletto «Don Juan» di Gluck, scitto una decina di anni prima. Ma Il più celebre fandango resta quello del quintetto per chitarra e archi nr. 5 di Boccherini, dal quale ho importato l’uso delle nacchere, non previsto in partitura originale. Un omaggio alle origini portoghesi della Pimentel è «Eleonora», in cui si fa uso dello strumento principe della musica tradizionale portoghese. L’indicazione «piano preparato» non indica che abbiamo cambiato collettore e carburatore al Yamaha di Piero, ma solo che abbiamo ripreso la tecnica di Cage di infilare nelle corde del piano le cose più disparate: chiodi, monete, gomme da masticare, matite, preservativi usati, la linguaccia di un amico nostro…
Storia a parte gli altri brani, che ad esclusione di «Lettere dall’America» tratto da l’omonimo film di Gianfranco Pannone, non hanno niente a che vedere col cinema. O quasi… perché «Smiling Gianni at SuperFly» è un rimasuglio delle musiche che avevo scritto in prima stesura per «Amnesia» di Gabriele Salvatores, scartato dal regista insieme ad altri temi che potete trovare su «Anime candide».
L’«Allegro scherzando» dal quartetto nr. 6 ha una storia strana. E’ stato scritto nel ’75, quando dunque avevo quindici anni, e a parte le considerazioni su un tipo che a quindici anni invece di starsene alla discoteca a «curriare» le ragazzine se ne sta a casa a scrivere ‘ste cose, fu scritto per un concorso di composizione per quartetto di flauti dolci. Scrivevo senza potere ascoltare cosa combinavo visto che a casa il pianoforte non c’era e mai ci sarebbe stato data la situazione finanziaria (papà il massimo che si potè permettere fu un flauto dolce di plastica, marca Rollins, però…). Poi quando ho comprato il primo computer m’è venuto lo sfizio di vedere se quello che scrivevo da giuvinetto aveva una coerenza. E a dire il vero non mi sembra proprio ‘na schifezza, non dico che poteva vincere, ma almeno ‘na letterina con scritto «caro giovine, apprezziamo il fatto che non siete andato a giocà a pallone per scrivere ‘sta cosa, continuate che qualcosa accocchiate» me la potevano mandare dalla Società Italiana del Flauto Dolce…
«Il valzer del Cocciolone» è stato composto per «l’amico e collega» Mimmo Maglionico, scapocchione che ha fatto il conservatorio con me, entrambi allievi del mitico Pasquale Esposito. La dedica è all‘eroico Cocciolone, antenato degli odierni italici guerrieri, e la successione programmatica del brano è «decollo, volo e tracollo».
Le tre «kleine truffen» sono il seguito di quelle pubblicate nel vol. 1, ne sono 31 in totale e questo vi farà capire che vi sorbirete anche un vol. 3.
«’A jatta» è l’adattamento in napoletano di «El me gatt» dell’amico e compagno Ivan Della Mea. Una canzone scritta negli anni ’60 in milanese. L’arrangiamento è un omaggio al grande Gino Negri, dei cui dischi facevo abuso. Un brano dedicato ad un mio simpatico vicino di casa che di gatti me ne ha fatti fuori quattro.
«Che fine ha fatto Beppe Pupilla?» viene fuori da musichette che preparavo per un cartone animato, un «Pinocchio» disegnato da Mattotti e di cui poi non se ne è fatto niente. Un altro nufragio. Il testo è stato suggerito a Dario da suo figlio Filippo, che quando si farà più grande gli farà causa.
«Summer is icumen» e «Bulla fulminante» sono parte della mia fissazione nel rileggere il repertorio medievale, fin dagli anni di «Vite perdite». Il primo è un canone inglese del ‘300, il secondo è un carmina Burana il cui testo è particolarmente forte. Approfitto per ringraziare Gordon Poole e Luigia Padalino per i loro consigli sulla corretta pronuncia dell’arcaico inglese.
«Amarcord» fa parte degli arrangiamenti scritti per i «Mandolinaples», quartetto di mandolini formato da i componenti dei »Popularia», storico gruppazzo della zona industrale partenopea.
Hanno suonato:
Ensemble barocco : Flauto traversiere: Rossana De Rogatis – Oboe barocco, flauto diritto: Martino Noferi – Violino barocco: Nunzia Sorrentino – Viola barocca: Rosario Di Meglio e Antonella Bologna – Chitarra barocca: Marcello Vitale – Viola da gamba: Rosita Ippolito – Violoncello barocco: Leonardo Massa e Wally Pituello – Contrabbasso: Dario Franco – Clavicembalo: Raffaele Vrenna
4mandolinaples: Mandolini: Nunzio Reina e Agostino Oliviero – Mandola: Salvatore Esposito – Mandoloncello: Gennaro Petrone
Costo Zero Vesuvian Orchestra: Flauto: Roberto Natullo – Oboe: Octavian Cristea–Nechita – Clarinetto : Luciano Russo e Lello Settembre – Fagotto: Antonello Capone – Tromba, tromba piccola : Mauro Marigliano e Marco Sannino – Trombone e flicorno tenore : Roberto Schiano – Violino: Gennaro Cappabianca, Michele Signore, Rossella Bertucci, Nunzia Sorrentino, Armando Pritfuli , Aldo Zappulla , Roberto Sannino , Massimiliano Orsini Egidio Matronimico , Salvatore Morisco, Agostino Oliviero, Antonio Salerno – Viola Roberta Zangirolami, Laura Christea-Nechita, Vezio Iorio, Fulvio Milone, Salvatore Rea – Violoncello: Aurelio Bertucci, Federico Odling, Drummond Petrie , Giorgio Mellone, Vladimir Cokaqui , Raffaele Sorrentino – Contrabbasso: Dario Franco, Gianni Stocco, Maurizio Chiantone – Percussioni orchestrali, marimba, vibrafono, glocken, celesta: Enrico Del Gaudio, Lello Di Fenza, Marco Pezzenati, Pasquale Bardaro – Percussioni latine: Peppe Sannino – Chitarra elettrica, chitarra acustica: Franco Giacoia – Chitarra portoghese: Gino Evangelista – Hammond C3 organ: Ernesto Vitolo – Pianoforte preparato: Piero De Asmundis – Pianoforte: Armanda Desidery, Piero De Asmundis, Lello Petrarca, Tommy De Paola – Fisarmonica: Piero De Asmundis – Clavinet Honher: Armanda Desidery – Rhodes piano, Phrophet, tastiere: Piero De Asmundis, Tommy De Paola – Batteria: Salvatore Tranchini, Enrico Del Gaudio, Mariano Barba, Ivo Parlati – Basso Elettrico: Roberto Giangrande, Dario Franco – Contrabasso: Aldo Vigorito
Daniele Sepe ha suonato: Sax soprano e tenore, flauto barocco, ney, tin whistle, tastiere, dulcimer, cornetta, genis, piano preparato.
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